In(t)erno is your “own private sky”
Metarchitetture
Il progetto interno mette in scena la scala ambigua del progetto. Attraverso la rappresentazione di alcune ambientazioni assolute dell’abitare, esplora il rapporto tra interno ed esterno, design e paesaggio, architettura e travestimento. Alcuni gusci poligonali tutti identici e sospesi nello spazio, custodiscono al loro interno delle rappresentazioni in scala di architetture e paesaggi immaginari. Lo spettatore ha una prima esperienza alla scala dell’oggetto, osservando i solidi dall’esterno. Ma inserendo il capo all’interno dei poliedri inizia una duplice esperienza. La prima attiva, gli consente di immergersi totalmete nella rappresentazione e osservare a distanza ravvicinata gli ambienti custoditi nei gusci. La seconda esperienza, passiva, vede lo spettatore che con il capo inserito in uno dei gusci, sembra indossare una enorme maschera e diventa esso stesso spettacolo per altri osservatori.
Here is the perfect human moving / Look at him now / And now / Look at him all the time // The perfect human can move in a room / The room is boundless and radiant with light / It is an empty room / Here are no boundaries / Here is nothing // The perfect human in a room with no boundaries / And nothing // Today, too, I experienced something / I hope to understand in a few days // Around my left hand was shiningm / A ring of hazy with flames // Why is fortune so capricious? / Why is joy so quickly gone? // Why did you leave me? / Why are you gone? // Very very delicius
Jørgen Leth, Det perfekte menneske, 1967